26 OTTOBRE 1954: TRIESTE TORNA ITALIANA

Pubblicato da Lotta Studentesca il

In quel giorno di pioggia e alla radio Nilla Pizzi cantava: “Vola, colomba bianca, vola diglielo tu che tornerò. Dille che non sarà più sola e che mai più la lascerò”… la canzone dedicata a Trieste, che aveva vinto nel 1952 il Festival di San Remo. La folla, dal posto di blocco di Duino fino in città, formò una marea umana di ben 25 chilometri, rimanendo tutta la notte ad aspettare l’arrivo dei soldati italiani. Gianni Bartoli, all’epoca sindaco triestino, davanti alla marea di bandiere che riempiva piazza dell’Unità, annunciò strozzato dalla commozione: “L’Italia è tornata… è tornata… è tornata”.

Il 26 ottobre 1954, i primi ad entrare in città furono i fanti dell’82esimo reggimento, seguiti dopo qualche ora dai carabinieri e dai bersaglieri dell’ottavo reggimento della divisione “Ariete”.
Le ragazze salivano sui camion dei militari, li abbracciavano, li baciavano, li accarezzavano, cantavano, ridevano e piangevano di gioia insieme a loro…le vecchie foto ingiallite raccontano quello che fu quella giornata di vittoria e liberazione.
In quella mattina di pioggia e di freddo furono pochi, tra quei ragazzi italiani in divisa che sfilando in mezzo alla folla esultante, riuscirono ad arrivare in caserma con il cappello piumato ancora integro. Stellette, gradi, distintivi e piume venivano strappati per averli come ricordo di un giorno, che tanti negli ultimi dieci anni avevano disperato di vivere. Nel porto erano attraccati alle 11,30 l’incrociatore “Duca degli Abruzzi” e i caccia “Grecale”, “Granatiere” e “Artigliere” e anche le navi furono prese d’assalto. Nel cielo sfrecciarono gli F84 dell’aerobrigata di Treviso. Nell’aria non c’erano che tricolori: simbolo di fede e d’identità.
All’Excelsior si sarebbe dovuta svolgere la cerimonia del passaggio delle consegne tra il generale Edmondo De Renzi, comandante dei reparti italiani, e il generale britannico John Winterton. Il governatore uscente del Territorio Libero, che l’anno prima, il 5 e 6 novembre del 1953, aveva represso nel sangue la rivolta scoppiata il 4 novembre, dopo i festeggiamenti per l’anniversario della vittoria a Redipuglia. Gli agenti avevano inseguito i manifestanti fin dentro la chiesa di sant’Antonio Nuovo e i soldati inglesi avevano sparato, due giovani erano stati uccisi. Il giorno dopo il bilancio salì a cinque morti e un centinaio di feriti. Ai funerali parteciparono 150 mila persone, una ferita difficile da rimarginare. Così quella mattina del 26 ottobre 1954, il generale Winterton, che avrebbe dovuto mostrarsi in pubblico per l’ultima volta, non si presentò alla cerimonia.

“Mi porto dentro il ricordo di tanti anni fa, è stato bello marciare per la mia città
E sogno ancora quel dolce momento, mille ragazzi e il cuore mio in fermento
Ho ritrovato la mia città dall’altro lato del confine, che strano avvenire
Per la mia gente che ha sempre sofferto il piede sporco di sangue e di rosso!”

Categorie: DOTTRINA

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